Infinitamente grande, infinitamente piccoli.


 

Per chi, come me, non ha studiato il cosmo e l’universo, è molto difficile parlare della fascinazione che lo spazio esercita sui nostri occhi e nelle nostre menti. 


Quello che mi ha sempre colpito è che appena comprendi l’importanza di questa materia, subito ti rendi conto che non dovrebbe esistere una cosa più importante al mondo della ricerca astrofisica. Questa disciplina cerca di rispondere letteralmente alle domande più importanti: perché siamo qui? Come ci siamo arrivati? Come è fatta la nostra esistenza? Quanto è grande l’universo e da cosa è composto? C’è qualcun altro? Che fine farà tutto? 


Siamo sette miliardi di persone su questo pianeta, pianeta in cui per circostanze ancora non del tutto chiarissime, è nata la vita. Insieme ad altri pianeti e al Sole formiamo un sistema solare dove solo sulla Terra è presente la vita intelligente. Insieme ad altri milioni di sistemi solari, pianeti, stelle, meteoriti, eccetera, formiamo la nostra galassia a spirale: la Via Lattea di circa 160mila anni luce. 


La galassia a noi più vicina è Andromeda, che dista circa 2,5 milioni di anni luce dalla Terra. Noi, insieme ad un' altra cinquantina di galassie formiamo il Gruppo Locale, ovvero un piccolissimo angolo di universo che siamo riusciti ad osservare, e neanche del tutto. Il 5% del tutto. Come posso definire "piccolissimo angolo" tutto questo, dopo aver elencato numeri talmente grandi? Non ci rendiamo conto di quanto siamo veramente piccoli. Basti pensare che se il sistema solare si riducesse alle dimensioni di un biscotto la stella più vicina, Proxima Centauri, sarebbe a due campi da calcio di distanza. La distanza e la materia oscura non rendono per niente facile il lavoro degli astronomi. La vita, poi è una cosa così difficile da trovare, ma allo stesso tempo facile, perché nel nostro coso è comparsa dopo pochi milioni di anni. Le condizioni per cui ci sia la vita su un pianeta sono molto specifiche: non deve essere troppo freddo e nemmeno troppo caldo per far sì che ci sia acqua allo stato liquido, deve orbitare alla giusta distanza dalla sua stella, deve avere la giusta atmosfera e volendo anche un satellite. Nel 1995, è stato scoperto il primo esopianeta, così si chiamano tutti i pianeti che si trovano fuori dal nostro sistema solare. Eccolo qui, si chiama 51 Pegasi b



Gli esopianeti non emettono luce propria perciò si possono trovare solo quando passano davanti alla loro stella, perché creano un calo di luminosità, una piccola eclissi. Come Mercurio che passa davanti al sole in questa foto:



Da quel momento ne abbiamo trovati più di quattromila e alcuni sono davvero straordinari. 


Questo è Janssen, un pianeta largo il doppio della terra, caldissimo e per un terzo fatto di diamanti.


Quel puntino, invece, in mezzo a una fascia di anelli larga 120 milioni di km, è il pianeta J1407b. 



Su HD 189773b, invece, piove vetro fuso.




Teegarden b è, tra gli esopianeti, il più abitabile. A 12 anni luce da noi si trova nella costellazione diell' Ariete. È molto vicino alla sua stella, una nana rossa, perciò un anno lì dura meno di cinque giorni. Dovrebbe essere roccioso e dovrebbe avere un oceano. Nel 2044 la Terra si allineerà con questo pianeta e se i suoi ipotetici abitanti ci vedranno, e se manderanno un messaggio radio, da noi arriverebbe 12 anni dopo, nel 2056. 


Quindi, per il momento, siamo soli. 


La nostra vita ha un valore solo per noi, all’universo non importa proprio niente di quello che facciamo qui. Le persone abbastanza importanti da aver scritto la storia del nostro pianeta restano comunque niente rispetto allo schema più grande delle cose e un giorno, quando la Terra finirà, si perderà ogni traccia di quello che siamo stati, di quello che abbiamo fatto e della meravigliosa natura in cui abbiamo la fortuna di abitare. 


La fortuna è tutto ciò che dobbiamo ringraziare, siamo qui per caso. 


Nonostante ciò, noi di questo universo facciamo parte, anzi ne siamo proprio figli. Gli elementi di cui siamo composti sono presenti anche nello spazio. Siamo letteralmente figli delle stelle e per quanto insignificanti, esistiamo e siamo in grado di osservare e capire. Il fatto che, per ora, siamo gli unici a poterlo fare, ci ha fatto un po’ montare la testa, ma ogni cosa che apprendiamo è una maggiore consapevolezza di quello che siamo. 


Siamo talmente piccoli, e talmente giovani rispetto all'intero universo che non riusciremo mai ad esplorarlo tutto, forse possiamo almeno sperare di avere tecnologie abbastanza avanzate da entrare in comunicazione con altre forme di vita nello spazio. Quello che sappiamo è che tutto prima o poi finisce. In qualsiasi momento potremmo essere colpiti da un raggio gamma ed esplodere, potremmo essere colpiti da un meteorite e sparire, e tutto ciò che è stato della nostra storia, delle nostre culture, lingue, legami, bellezze naturali, non esisterà più nulla, e probabilmente nessuno la fuori saprebbe mai chi siamo stati. 

Ma forse non c'è bisogno di immaginare una catastrofe. 

L’inquinamento ha talmente modificato il nostro pianeta da farlo entrare in una nuova era geologica: l’Antropocene, ovvero l’era in cui le condizioni terrestri sono influenzate e modificate dall’attività umana. Abbiamo deturpato gli oceani, inquinando i mari e uccidendo i suoi abitanti. Abbiamo distrutto habitat naturali e intere foreste. Abbiamo inquinato l’aria fino a danneggiare lo strato di ozono che ci protegge dai raggi solari, tutto questo ad un ritmo allarmante. Se non si cambia rotta le conseguenze saranno disastrose per tutti. E non c’è bisogno di dire “come lasceremo un giorno questo pianeta ai nostri figli?”, perché quel giorno è già vicino, le conseguenze sono già visibili. Abbiamo trattato il pianeta come se potessimo regnare indisturbati sulla natura, ma se si riflette un attimo, non siamo padroni di niente. 


A conti fatti, forse la cosa più sensata che potremmo fare è evolverci nella maniera più pacifica possibile, investendo nel sapere, per rispondere a tutte queste importanti domande. 

Siamo un puntino in uno spazio infinitamente grande e in continua espansione e quello che dovremmo fare è proteggere l’unica casa che ci è stata data, l’unica che abbiamo mai conosciuto. 

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