Mio inutile pippone sulla religione.

Nell’ultimo periodo mi sono ritrovata spesso a pensare al concetto di religione. Mi definisco una persona atea, ovvero non credo che ci sia da nessuna parte uno o più esseri superiori che hanno creato la vita. Non credo nemmeno che ci sarà un aldilà quando moriremo, ma tutto finirà nel buio. 

Non è sempre stato così. C’è stato un periodo della mia vita in cui ero fermamente convinta dell’esistenza di Dio, che Gesù era suo figlio e che un giorno sarei andata in Paradiso, se Dio me lo avesse permesso. Tutto è cambiato quando alle superiori ho approfondito lo studio delle religioni e del modo che gli esseri umani hanno di praticare i culti. 

Ci è stato insegnato che la civiltà umana è nata quando abbiamo iniziato a seppellire i nostri morti. Ovvero quando abbiamo preso coscienza che rendere omaggio alla memoria dei nostri cari li fa vivere nei nostri cuori e nelle nostre menti, rendendoli, in un certo senso, immortali. Questo è stato il primo vero segnale della nostra evoluzione intellettuale, insieme all’arte. Ci stavamo distinguendo dagli animali, per questo la nostra dimensione spirituale è stata di fondamentale importanza nella nostra crescita. Probabilmente non volevamo arrenderci al fatto che la vita potesse svanire così nel nulla, allora abbiamo iniziato a credere che se il corpo moriva, qualcos'altro restava in vita, qualcosa di invisibile e personale: la nostra anima. Non è altro che una consolazione da un fatto così brutto, perché nessuno può provare che dentro di noi c’è uno spirito che continua a vivere dopo la nostra morte, eppure non abbiamo mai smesso di crederci. 

Le religioni sono nate anche perché dovevamo chiarire i fatti della natura a cui prima non sapevamo dare una spiegazione. Perché a un certo punto finisce l’inverno e inizia la primavera? Perché Persefone torna dagli inferi e fa sbocciare i fiori. Perché i ragni tessono le tele? Perché Aracne, abile tessitrice, è stata tramutata in ragno da Atena e da lei discendono tutti gli altri esemplari. Come fa il sole a spuntare ogni giorno nel cielo? Perché Apollo lo porta ogni mattina sul suo carro. E così via. 

Con l’avanzare dell’evoluzione umana, con il progresso scientifico e tecnologico, con la nascita della filosofia, molte di queste domande hanno trovato risposte decisamente più concrete e credibili. A un certo punto abbiamo smesso di credere che ci fosse un Olimpo in cui vivono gli dei e a domande più complesse servivano risposte più articolate. 

Le tre grandi religioni monoteiste, il cristianesimo, l’ebraismo e l’islam, non sono nate per puro caso, ma si sono presentate come nuove rivelazioni, come verità attese da tempo e soprattutto in netta opposizione alle false credenze degli uomini. 

Molte associazioni sono state fatte dagli studiosi tra il cristianesimo e il culto del dio Mitra, anche se ad oggi non ci sono delle prove schiaccianti che il cristianesimo ponga realmente le sue radici nel mitraismo. Alcune considerazioni, però, è inevitabile farle. Il mitraismo nasce molti anni prima di Cristo e vede nel dio Sole, nato da una vergine il 25 dicembre, il portatore di luce e bontà. Il giorno sacro è la domenica e per ritenerti un vero seguace del credo devi praticare un battesimo. Queste sono solo speculazioni, perché molti scritti di questa religione sono stati realizzati dopo l’avvento del cristianesimo, ma il dibattito resta aperto. Un dibattito, però, che non può fare a meno di sfociare in una riflessione: il politeismo non soddisfaceva più i bisogni delle persone e in un momento critico dell’impero romano, arriva una nuova religione che predica il bene, la tolleranza, l’amore per il prossimo, il perdono e la carità, come a voler ammansire il popolo e dare loro una nuova speranza. Sono tantissime le similitudini tra le varie religioni sparse per il mondo. I testi sacri, i profeti, i rituali, le preghiere, l’aldilà. Non può essere un caso che gli esseri umani abbiano tutti bisogno dello stesso modo di credere. Semplicemente, a mio avviso, il nostro modo di credere si è evoluto con noi, perché siamo noi ad aver inventato Dio e non viceversa.  

Noi atei non conduciamo sempre una vita serena. Le persone in genere si dividono in due categorie: chi ci apprezza come se fossimo in possesso di una verità superiore e fossimo abbastanza coraggiosi da non appoggiarci a nessun fantomatico culto; e chi ci accusa di essere materialisti, insensibili e arroganti. 

A me non è mai importato tanto del giudizio delle persone, lo testimoniano tutti i miei stravaganti capi di abbigliamento e accessori a dir poco inusuali. Ho sempre pensato che chi giudica lo fa per distogliere l’attenzione da se stesso e dimostrare una superiorità che in realtà deriva da una grande insicurezza. Mi interessano molto di più le critiche e i consigli, anche aspri se necessario. Mi interessano i litigi, perché è nelle diversità che si cresce.

Non so gli altri, ma io vivo in modo molto particolare il mio ateismo. 

Io considero la religione uno dei fatti più affascinanti della nostra umanità e poi non posso ignorare che, soprattutto il cristianesimo, fa parte della mia storia e della mia cultura. Cosa sarebbe l’Italia senza duemila anni di cristianesimo? Abbiamo dato vita a opere d’arte d’inestimabile valore, a illuminanti pensatori e soprattutto a un messaggio a cui tutti, indistintamente, dovremmo aderire: “scegli il bene”. Il fascino che la religione esercita su di me è simile a quello che esercitava su De André, ad esempio. 


Per il re degli anarchici, l’idea che possa esistere una sola verità e un Dio che ha dettato leggi supreme sugli uomini, non poteva che essere un’assurdità. “Non intendo cantare la gloria / né invocare la grazia e il perdono / di chi penso non fu altri che un uomo / come Dio passato alla storia”. In questo verso di “Si chiamava Gesù” è esplicitato in modo molto chiaro il suo pensiero di religione e cristianità. Non Gesù il figlio di Dio, onnipotente e miracoloso, ma straordinariamente il più grande rivoluzionario mai esistito, che porta con sé l’unico messaggio (non comandamento) che vale la pena ascoltare: un messaggio d’amore. Gesù compagno degli incompresi, un “ragazzo di vita”, dalla parte di chi soffre e che ama incondizionatamente anche chi lo mette sulla croce. Proprio nel 1970, nello scatenarsi delle lotte studentesche e nel pieno dei forti cambiamenti politici e sociali, De André pubblica “La Buona Novella”. Ispirato ai vangeli apocrifi, è un album interamente dedicato all’analisi dei principali protagonisti dei Vangeli. Questa scelta del cantautore suscitò non poche contestazioni, nonché scandalo, ma non poteva che essere una virtù per un uomo che viaggiava “in direzione ostinata e contraria”. L’obiettivo di De André era proprio quello di eliminare la sacralità dalle vicende dei Vangeli, ma non con lo scopo di renderle blasfeme o impure, anzi, di mostrare come nell’umanità delle nostre debolezze e del nostro coraggio ci sia tutto il divino di cui abbiamo bisogno. Forse un esempio può essere d’aiuto.


La canzone “il sogno di Maria” racconta l’episodio dell’Annunciazione. Maria è come di consueto nel tempio a pregare di sera, quando appare “l’angelo” (l’Arcangelo Gabriele) per pregare insieme. All’improvviso l’angelo le scioglie le mani in preghiera, che subito si tramutano in ali, e insieme iniziano a volare. Volano alti sulla natura, poi più giù fino a perdersi tra il verde degli alberi. Proprio qui succede qualcosa: “e lui parlò come quando si prega/ ed alla fine d’ogni preghiera/ contava una vertebra della mia schiena”. Tutto fa pensare che, guidati dalle parole della preghiera dell’angelo, ci fu un vero e proprio rapporto sessuale tra i due. Poi tutto si fa più evanescente, come quando ci si sveglia da un sogno, quello che ci circonda torna a essere razionale, e così Maria si rende conto di essere tornata nella realtà tangibile. Ma quello che ha vissuto non è un sogno qualsiasi, infatti le parole dell’angelo riecheggiano nella sua mente:  “Lo chiameranno figlio di Dio/ parole confuse nella mia mente/ svanite in un sogno, ma impresse nel ventre”. Maria era davvero incinta. La paura, la confusione e lo sconforto sfociano, come è naturale che sia per ogni essere umano, nel più primordiale dei gesti: il pianto. Giuseppe allora comprende lo stato d’animo di Maria e la sua è una reazione di pura tenerezza, la tenerezza di un vecchio, che non ha bisogno di parole, ma solo di una dolcissima carezza: “E tu piano posasti le dita /all’orlo della sua fronte: /i vecchi quando accarezzano/ hanno il timore di far troppo forte”.


Forse più del cristianesimo, una religione improntata molto sul dolore e sul pentimento, ai miei occhi è sempre apparso molto poetico l’islam. La religione islamica è antica e non crede in nessun figlio di Dio, Dio che non si può rappresentare, dando alle persone maggior forza alla propria dimensione spirituale. Tutto è affidato alla volontà del credente, che sente in prima persona il bisogno di avvicinarsi a Dio. Crede nel valore benefico che i viaggi hanno sulla cultura e la conoscenza umana, incoraggiando i credenti ad esplorare il mondo, a studiare e arricchirsi di sapere il più possibile, per questo è una religione che apprezza e incoraggia la diversità umana: 


“O uomini, Allah ha fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda.” Corano, 49,13. 


Non è ostile nei confronti delle altre religioni. Riconosce, ad esempio, in Gesù la figura di profeta e in Maria, sua madre, un esempio di virtù, obbedienza e purezza. La sessualità, se lecita, è vissuta in modo libero ed estremamente aperto, sia per gli uomini che per le donne, come cardine della vita umana. Essere umani significa desiderare e la sessualità è vista come uno degli impulsi più forti, non come un peccato. 


“Non c’è costrizione nella religione. La retta via ben si distingue dall’errore. Chi dunque rifiuta l’idolo e crede in Allah, si aggrappa all’impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. Allah è audiente, sapiente.” Corano, 2, 256. 


Effettivamente la cosa a cui non dovremmo mai rinunciare è la libertà. Come possiamo aver travisato questi messaggi così belli nel corso della storia e aver causato alcuni dei conflitti più sanguinosi dell’umanità? Come è stato possibile non metterli a frutto? 


Non so rispondere a queste domande e non ho certo la competenza giusta per approfondire veramente, fino all’osso, questi argomenti. Probabilmente ho davvero l’arroganza di dire che non c’è nessuno lassù a guardarci, ma credo nel bene che possiamo fare come esseri umani, prediligo la luce, qualcosa che ogni religione predica. 

Tranne il satanismo, obiettivamente la più divertente di tutte.


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